Antichi sapori ai tempi dei Montecuccoli
Nel nostro itinerario storico sulle tracce di Raimondo Montecuccoli e dei suoi avi - che dominarono il Medio Frignano fin dagli inizi del secondo millennio - non si può non considerare la tradizione culinaria, arrivata fino ai giorni nostri più elaborata e arricchita, ma mantenendo gli ingredienti e i sapori di un tempo. L'importanza del cibo, non solo come forma di sostentamento, ma anche come vera arte gastronomica frutto di creatività e ricerca, è dimostrata nei preziosi ricettari medievali e rinascimentali da cui deriva la cucina tradizionale. Piatti che traggono origine dalla tradizione contadina, ma anche dalle ricette preparate presso le corti dei nobili feudatari. Ai tempi si utilizzavano in special modo la selvaggina, il maiale (mai mancato tra gli animali di allevamento fin dal medioevo), le erbe di campo, i legumi e le castagne, alimento altamente proteico.
La tradizione narra che nel '500 la contessa Ricciarda Molza, moglie di Galeotto I Montecuccoli e nonna del famoso generale Raimondo, fosse appassionata di cucina e preparasse piatti prelibati in occasione dei banchetti organizzati in onore di ospiti importanti. Non si dovrà quindi temere, dopo una vista a un borgo o a un castello, di non trovare un ristorante o una trattoria dove proseguire il viaggio, in questo caso, attraverso le prelibatezze di un'ottima cucina preparata in casa.
Il piatto forse più tradizionale e diffuso sulle colline appenniniche è la crescentina, comunemente chiamata tigella, formata da un impasto di farina, acqua e lievito di birra e cotta originariamente tra piccoli dischi di terracotta, detti appunto tigelle, precedentemente arroventati sul fuoco del camino. Normalmente si accompagna ad affettati di maiale o ad un pesto di lardo, aglio e rosmarino.
Altra prelibatezza è il borlengo, diffuso nella zona di Guiglia, una sfogliatina croccante cotta su grandi piastre di metallo e anch'essa condita con pesto di lardo e Parmigiano Reggiano. Non è da meno il ciaccio, una specie di tigella dall'impasto più morbido, tipico della zona di Palagano.
Le paste fresche tirate a mano sono la base per la creazione dei tortellini, rigorosamente in brodo, e dei tortelloni ripieni di patate, come nella tradizione di Montese, o più comunemente di ricotta, aromatizzati alla salvia. Non mancano infine arrosti e carni in umido, funghi dei boschi e, a Montefiorino, i preziosi tartufi. Ad inebriare il pasto, il frizzante lambrusco per alleggerire le calorie di una cucina corposa. Ma l'esperienza gastronomica non si esaurisce, se non con l'assaggio dei dolci a base di frutti di bosco e di castagne, delle crostate e dei tortelli fritti. L'oste poi non vi lascerà andare senza prima offrirvi un assaggio dei liquori locali come il nocino, il laurino a base di bacche di lauro, il liquore di ginepro e le grappe ai frutti di bosco.
A questo punto non resta che riprendere il viaggio alla scoperta dell'antico e vasto feudo dei Montecuccoli. Per sperimentare succulenti ricette seicentesche, gli appassionati di cucina possono procurarsi i Ricettari della Contessa Ricciarda, interessante pubblicazione frutto di una ricerca incentrata sugli antichi ricettari medievali, rinascimentali e della tradizione popolare, che riporta alla luce preparazioni ed ingredienti di una cucina ormai scomparsa ma sempre appetibile e gradevole.