Raimondo Montecuccoli

Il Borgo inferiore del castello di Montecuccolo

Le tracce dei Montecuccoli sono tutt'oggi molto evidenti anche nel borgo che si sviluppa ai piedi dell'imponente rocca. Tra il XIV e il XV secolo i Montecuccoli presero esclusivo possesso della parte alta del monte in cui sorgeva la rocca e la recintarono con la terza cerchia di mura, allontanando le famiglie che furono così costrette a trasferirsi più a valle.
Fu in questo modo che prese corpo, ai piedi della rocca, il nucleo abitativo definito nei documenti borgo inferiore. Secondo una tipologia assai diffusa, le case del borgo, disposte intorno alla piazza su cui si affacciano la chiesa, le abitazioni dei borghesi e la residenza imponente del signore, formano con il loro fitto tessuto la quarta cerchia muraria, quella più esterna che circonda tutto il castello.

L’accesso al borgo era possibile solo attraverso due porte: la prima, chiamata Bonvicina e ora abbattuta, si apriva a Nord verso le strade e i sentieri che portavano a Pavullo; la seconda, che ancora esiste, si apriva in uno stretto varco tra le case e, attraverso un alto arco gotico, permetteva l’accesso dalla strada proveniente dalla pieve di Renno e dalla Torre di Gaiato. Nelle vicinanze si trovavano l’osteria e l’abitazione del bargello, il capo delle guardie della rocca.

La chiesa, fatta costruire dal conte Cesare nel 1469, fu dapprima un semplice oratorio senza cura d’anime poi, dal 1672, divenne parrocchia staccandosi dalla pieve di Renno. Nel 1577 contro l’originaria facciata a capanna venne innalzato un caratteristico campanile a vela sopra un semplice protiro, utilizzando i materiali del diroccato oratorio delle Pedrici. In quell'occasione i Montecuccoli donarono alla chiesa l'acquasantiera con lo stemma scolpito sulla piccola vasca.
Nella lunetta del portale d’ingresso un affresco rappresenta il protettore San Lorenzo e due angeli nell’atto di porgere al santo martire la palma e la grata incandescente, rispettivamente simbolo e strumento del martirio. Tra la chiesa e la canonica si apriva una porta, ora tamponata, che portava nel cosiddetto “orto del conte”. Nel coro della chiesa campeggia una grande tela rappresentante San Lorenzo, la cui cornice fu costruita grazie a una donazione di Raimondo Montecuccoli, il cui denaro fu destinato anche alla costruzione di una cappella laterale, detta del Crocifisso, ora adibita a sagrestia.

Nella cucina della canonica un’iscrizione sopra l’architrave dell’imponente camino, datata 1509, ricorda don Ercole Montecuccoli, figlio illegittimo del conte Frignano, che, intrapresa la carriera ecclesiastica, resse nei primi decenni del Cinquecento la carica di Vicario dell’Inquisizione nella Pieve di Renno e in tale veste ebbe a interrogare l’ormai celebre Orsolina di Sassorosso e la figlia Agnese, accusate di stregoneria.

Sulla piazza del borgo sorge un palazzo porticato, un tempo proprietà della famiglia Corti, poi dei Montecuccoli, che ne ornarono gli architravi delle finestre con il proprio stemma e altri fregi. Il palazzo fu dato in dote alla zia di Raimondo, Ricciarda, quando nel 1606 andò sposa ad un giureconsulto di Castelnuovo di Garfagnana.
Sull’altro lato della piazza si affacciano le case che furono della potente famiglia Ricci, il cui stemma, un riccio, compare nel sottarco di uno dei portali. Nel XVIII secolo i Montecuccoli presero in affitto alcune stanze destinate alla scuola che istituirono per i ragazzi delle comunità della Podesteria. Sulla piazza, a fianco della rampa di salita alla rocca, si affaccia una bassa costruzione adibita a legnaia, con interessanti pietre di riporto su cui si trovano scolpiti alcuni fregi tra i quali lo stemma dei Montecuccoli e quello, riconoscibile dalle pere, della famiglia Perondoli di Ferrara, di cui era originaria Taddea, moglie del conte Cesare Montecuccoli. Prima di salire alla rocca, si dà uno sguardo all’imponente torrione di piazza che sovrasta il borgo inferiore. Da notare al primo piano una piccola finestrella ferrata rettangolare: è la presa d’aria e di luce della prigione ricavata nell’interrato della torre, l’unica rimasta delle sei di cui era dotata la rocca.