Raimondo Montecuccoli

Comune di Montese
Montese, la rocca e la dominazione dei Montecuccoli attraverso i secoli

Proseguendo l'esplorazione del Medio Frignano, sulle tracce della famiglia Montecuccoli, ci addentriamo ora nella storia del Comune di Montese, borgo di origine medievale immerso tra i boschi e le valli dell'Appennino modenese, posto a est, tra i fiumi Reno e Panaro. Il ramo dei Montecuccoli di Montese, originatosi dal conte Bersanino, alla morte del padre Cesare nel 1506, è uno dei rami più ricchi di personaggi illustri, contemporanei, tra l'altro, di Raimondo Montecuccoli e che con lui ebbero a che fare.

Quando il giovane Raimondo emigrò in Austria per arruolarsi nell'esercito imperiale, Ernesto e Girolamo da tempo ne erano valenti generali. Raimondo iniziò la sua carriera proprio agli ordini di Ernesto, anche se presto questi morì in una sfortunata battaglia della guerra dei Trent'anni. Di Ernesto era l'esercito tedesco che combatté in Italia nella guerra del Monferrato ricordato dal Manzoni nei Promessi Sposi. Qualche anno dopo anche Girolamo morì e Raimondo ne ereditò il ricco patrimonio che fu fondamentale per la sua carriera di comandante. Apparteneva a Girolamo, inoltre, il castello di Hohenegg in Austria che Raimondo sceglierà come sua residenza preferita e dove si ritirerà spesso per ritemprarsi dalle fatiche della guerra e della diplomazia e per dedicarsi agli amati studi.

Il territorio di Montese era compreso nel vasto feudo dato ai Montecuccoli dall'imperatore Ottone IV nel 1212 e così rimase in gran parte fino alla fine del '600. A causa della grande povertà di quelle terre e anche di una certa incapacità amministrativa l'ultimo feudatario, Ferrante Montecuccoli, rinunciò al feudo di Montese nel 1697, mantenendo però Ranocchio, l'attuale San Giacomo Maggiore, e San Martino.

La rocca, scomparse le tracce di più antiche strutture, risale alla fine del XIV secolo, ma l'aspetto attuale è frutto di recenti restauri e ricostruzioni dopo le distruzioni subite nei secoli e soprattutto nella seconda guerra mondiale. La tipologia è quella delle piccole rocche, come dovevano essere quelle costruite dai Montecuccoli a Renno di Sopra, a Montecenere e a Semese, costituite da un complesso di edifici racchiuso da più cerchia di mura e comprendente sostanzialmente un palazzo feudale, un'alta torre e due cortili in cui era scavata la cisterna per la raccolta dell'acqua. Interessanti i materiali utilizzati fra cui spicca la pietra e il tufo proveniente da una cava locale con cui sono costruiti i portali. Il palazzo ora ospita il Museo Storico, dedicato alla seconda guerra mondiale e, in particolare, al contingente brasiliano che liberò Montese nel 1945.

Come in tanti altri luoghi anche il patrimonio artistico della zona di Montese si deve alla munificenza dei Montecuccoli che dotarono le chiese di preziose suppellettili, quadri e arredi. A San Giacomo Maggiore il conte Orazio fece costruire il campanile nel 1617 e donò alla chiesa una tavola dipinta in cui egli stesso è raffigurato in atto di preghiera. Nella chiesa, ornata da alcuni stemmi della casata, si trova una magnifica grande lapide sepolcrale del conte Francesco risalente al 1588: è ricca di fregi, sormontata dallo stemma di famiglia e da un'iscrizione che ricorda la costruzione della tomba che il conte in quell'anno ordinò per sé e i suoi eredi.

Subito dopo San Giacomo, salendo verso il capoluogo, si incontra la frazione di San Martino, nella cui chiesa due grandi lapidi ricordano Ercole Montecuccoli, morto nel 1619, e la scuola da lui istituita con testamento. La scuola, con alterne fortune, continuò la sua attività fin verso la fine dell’800, quando la rovina economica della famiglia Montecuccoli fece mancare i fondi ad essa destinati.

Non lontano da Montese, si trovano le località di Monteforte e di Riva. Del castello posto a guardia del confine bolognese che sorgeva a Monteforte e di cui il più celebre feudatario fu Lancellotto Montecuccoli, alleato di Obizzo da Montegarullo agli inizi del ’400 contro gli Estensi, rimangono ampie tracce e, soprattutto, un pregevole ciclo di affreschi risalente al 1450 circa. Agli anni intorno al 1430 risalgono gli affreschi che si trovano a Riva, borgo fortificato andato distrutto in seguito alle violenze che nella prima metà del ’500 funestarono per lungo tempo il Frignano. Fu proprio in quel periodo, mentre le armi pontificie occupavano Modena, che, approfittando dell’occasione e in spregio a Bersanino Montecuccoli, queste località per alcuni anni si governarono autonomamente, salvo poi ritornare sotto il dominio dei loro antichi feudatari.

NoteLe foto utilizzate nell'audioguida sono di Walter Bellisi