Raimondo Montecuccoli

Comune di Pavullo
Il castello di Montecuccolo

Da Pavullo, con un percorso di circa 4 km in direzione Lama Mocogno, ci avviciniamo al borgo di Montecuccolo. Qui la famiglia Montecuccoli aveva il centro del proprio feudo ed in questo luogo si trovano le loro maggiori testimonianze, a cominciare proprio dal castello dal quale ha avuto inizio la loro secolare storia di feudatari e signori del Frignano.

Al termine della ripida rampa e superato il portale d’ingresso, ci si trova nell’ampio cortile interno della rocca, dominato dalla torre costruita, probabilmente, attorno al XII secolo, nel momento in cui i ghibellini Montecuccoli, in lotta contro le famiglie guelfe per il predominio nel Frignano, stavano rafforzando il proprio potere. La torre era difesa da una prima cerchia di mura e una cisterna interrata ai suoi piedi garantiva l’approvvigionamento dell’acqua.

L’attuale arco d’ingresso al piccolo cortile fu aperto solo successivamente, come tramanda la scritta sulla pietra di volta dell’arco d’ingresso: GALEOTUS MC ovvero Montecuccoli 1549. Nella parte nord-occidentale, lungo il fianco più scosceso del monte, i Montecuccoli costruirono, in fasi successive tra il XII e il XVI secolo, la propria residenza. In realtà è un complesso di edifici di epoche diverse addossati gli uni agli altri, il cui nucleo più antico è il cosiddetto palazzo vecchio, crollato nel corso del XIX secolo e mai più ricostruito, se non il muro esterno. Ad esso fu aggiunto il palazzo nuovo, formato da due ali, una verso nord, l’altra verso sud, circondato dalla seconda cerchia di mura.

Dopo l’innalzamento del torrione di piazza all’estremità meridionale, tutto il borgo superiore fu circondato dalla terza cerchia di mura. Le varie parti che compongono la complessa struttura della rocca furono erette in fasi successive secondo una precisa linea di sviluppo lungo il fianco scosceso del monte, tra i secoli XII e XVI, parallelamente al rafforzamento del potere dei Montecuccoli nel Frignano. Sempre nel XVI secolo fu costruita la torretta rotonda con la scala a chiocciola di pietra per facilitare l’accesso ai vari piani dall’interno e vennero effettuate numerose opere con lo scopo di trasformare la severa fortezza in un elegante palazzo con stanze affrescate secondo i gusti dell’epoca.
La rocca fu devastata dai soldati francesi nel 1799 e abbandonata a se stessa per molti decenni. Oggi perciò non resta nulla del mobilio, della quadreria e della struttura stessa, pesantemente modificata alla fine del XIX secolo, quando la rocca fu acquistata da monsignor Gaetano Bonvicini per ricavarne delle stanze da affittare.

Nel palazzo si entra attraverso la porta che dà sul cortile più grande. Andando oltre le salette d'ingresso si sale ai tre piani mediante una magnifica scala a chiocciola con gradini monolitici. Nelle pareti si aprono le feritoie che permettevano di controllare i diversi punti della rocca. Al piano nobile viveva il feudatario con la famiglia. Da notare in una delle stanze l'imponente camino di pietra dall’architrave riccamente ornato con al centro il simbolo estense del Diamante, affiancato a sinistra dallo stemma dei Montecuccoli e da un fregio a spirale raffigurante il sole stilizzato. A sinistra, la misteriosa sigla RA e la data 1488.

Sullo stesso piano, all’interno della torre di piazza, si trova la stanza del Generale, dove, secondo la leggenda, vide la luce il Generale Raimondo Montecuccoli. La memoria, tramandata fino ai giorni nostri, salvò la stanza dalla distruzione ed oggi possiamo ammirarla così come fu decorata nel 1545 secondo i gusti rinascimentali dell’epoca.
I fregi che corrono nella parte alta delle pareti sono intervallati da numerosi motti latini e dagli stemmi dei Montecuccoli, spesso abbinati a quelli delle mogli appartenenti alle famiglie nobili dei Molza di Modena, dei Pico di Mirandola, dei Pio di Carpi, dei Landi di Ferrara.
Altri elementi caratteristici della stanza sono le quattro feritoie rotonde poste a un metro d'altezza che tradiscono l'originaria funzione militare della torre. Non si sa esattamente dove si trovava la cucina, ma i documenti dell'epoca riferiscono di una massaia e di tre aiutanti. Nei piani superiori ha trovato sede il Museo Naturalistico del Frignano “Ferruccio Minghelli”, con esposizione di materiale attinente alle Scienze della Terra. Negli scaffali sono in mostra campioni di rocce, fossili e minerali che costituiscono una preziosa testimonianza litologica e mineralogica del territorio del Frignano. Anche la sezione paleontologica raccoglie reperti provenienti dal territorio frignanese, così come le sale dedicate alla flora e alla fauna. Di particolare interesse scientifico è il prezioso erbario che conserva circa 6000 campioni provenienti dalla raccolta dei botanici Mori, Lunardi e Riva. Dalla prima sale del museo si accede all'esterno, sui camminamenti di ronda, protetti dai merli, per ammirare un panorama incantevole su tutto il Frignano. Il castello ospita inoltre due interessanti raccolte d'arte, una del pittore Gino Covili, l'altra dello scultore Raffaele Biolchini, eminenti artisti frignanesi.

Avviciniamoci ora verso la parte bassa del cortile, all'ingresso principale del borgo superiore. A sinistra la porta del corpo di guardia, sulla destra una feritoia strombata di discreta ampiezza che controlla la rampa d'accesso esterna. Sempre a destra, attraverso un angusto passaggio si scende ad una piccola prigione, ricavata nel seminterrato del torrione di piazza. Le pareti intonacate sono piene di graffiti e scritte lasciate dai prigionieri che qui contarono la loro pena.

Il vasto fabbricato addossato alla cinta muraria a sud-est costituiva la Podesteria, un complesso di edifici tra cui il palazzo del Podestà, il tribunale, la sala delle torture, le carceri e infine l’abitazione dello stesso Podestà con la stalla e il metato, piccola costruzione destinata all'essiccazione delle castagne. Questi edifici risalgono al '400 quando il Duca istituì la Podesteria. Ora completamente restaurata, il palazzo del Podestà ospita una moderna foresteria.