Raimondo Montecuccoli

Palagano
Tra storia antica e moderna

La località di Palagano è citata per la prima volta in un documento del 1144, epoca durante la quale il villaggio era uno dei più popolosi delle terre della Badia di Frassinoro. Con il declino del monastero fondato da Beatrice di Lorena, madre di Matilde di Canossa, Palagano passò sotto il controllo dei Modenesi. Dal 1321 Palagano divenne feudo dei Montecuccoli, già signori di Medola, e a loro rimase assoggettato fino al 1534, quando Alfonso I d’Este ne investì i Mosti di Ferrara, che lo tennero, con il nome di contea di Rancidoro per 240 anni, fino all’estinzione della casata. Dopo essere passata alle dipendenze della Camera ducale estense, nel 1741, la contea e Palagano con essa passarono ai Sabbatini di Fanano, sotto ai quali rimase fino alla Rivoluzione francese e alla soppressione dei privilegi feudali.
Sono tanti gli itinerari storici da seguire a Palagano e nei suoi dintorni, dove la storia medievale si intreccia ai più recenti fatti dell'ultima guerra.

Dei conti Mosti-Este - che furono i signori del feudo di Rancidoro e Medola a partire dal XVI fino al XVII secolo - rimane a Palagano il palazzo feudale, nel quale non risedettero quasi mai, visto che di solito dimoravano a Ferrara e che nelle loro sporadiche apparizioni nella contea preferivano soggiornare nella rocca di Rancidoro.
Il palazzo, anticamente detto Castellazzo, sorgeva probabilmente sui ruderi di un’antica fortificazione. Durante interventi di ristrutturazione, infatti, furono rinvenuti i resti di una torre dalle possenti mura. La vecchia residenza feudale, alla quale è annesso un piccolo oratorio dedicato a Sant’Antonio, ha però subito diversi rimaneggiamenti tra il XVII e il XIX secolo.

Imponente e particolare è il palazzo settecentesco che domina a monte il paese, fatto costruire dai Conti Sabbatini di Fanano nel 1741, quando Francesco III d’Este concesse la contea di Rancidoro al conte Alessandro Sabbatini. La particolarità di questo complesso edilizio, costituito da una residenza padronale e da due edifici laterali di servizio - la scuderia e l’ abitazione della servitù - è la completa assenza di angoli nella muratura sostituiti da pareti curvilinee.

Un passo in avanti nella storia ci porta alla Seconda Guerra Mondiale che le popolazioni di questi luoghi vissero intensamente e nella maniera più drammatica. Incalzato dalle truppe partigiane, nella sua ritirata l'esercito tedesco lasciò una drammatica scia di caduti. Cippi e monumenti commemorativi ricordano gli eccidi di quel periodo. Uno dei luoghi più significativi e suggestivi di questa secolare memoria si trova a Monchio dove è situato il Parco della Resistenza Monte Santa Giulia, 28 ettari di una splendida natura. All'ingresso del Parco è allestito il Memorial Santa Giulia, un imponente complesso scultoreo composto da quattordici grandi monoliti in pietra, opera di artisti di diverse nazionalità, simboleggiante la pace, la libertà e la fratellanza.

Sempre all'interno del parco, sulla cima del Monte Santa Giulia, in un luogo di straordinaria bellezza cui fa da cornice un incantevole scenario dominato dalla vetta del Cimone, sorge in solitudine la Pieve dei Monti, dedicata a Santa Giulia. Distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale la ricostruzione, che richiama in gran parte l'aspetto originario, risale agli anni Cinquanta del Novecento. Documentata per la prima volta nel 1197 era a pianta quadrata, circostanza rara nelle chiese di origine romanica. Dell’antico edificio, attualmente di forma allungata e con tre absidi, non rimangono che tre capitelli, parte di una base di colonna e tre cimase di pilastri nell’interno, diviso in tre navate da due file di colonne.