La Via Bibulca
Sulle orme degli antichi viandanti
Ci prepariamo ora ad affrontare una suggestiva escursione su una delle vie di comunicazione più importanti nel Medioevo: la Via Bibulca. Per secoli ha permesso il passaggio di merci, viandanti, pellegrini ed eserciti dall'ampia Valle del Secchia fino a S. Pellegrino in Alpe e da lì in Toscana. Rispetto ai normali percorsi tortuosi e disagevoli che si inerpicavano lungo il fianco dell'Appennino, la via Bibulca era una carreggiata larga almeno due metri che permetteva passaggio di un carro trainato da una coppia di buoi.
Di origine romana o longobarda, è certo che la Bibulca fu una via transitata fin dall'età più remota. La massima importanza la raggiunse dopo il Mille quando in Europa si verificò quel generale risveglio di sentimento religioso che portò migliaia di pellegrini verso Roma, la terra santa o i luoghi di culto più importanti. La strada fece parte per molto tempo delle proprietà della potente abbazia di Frassinoro e ogni viandante era soggetto a pagare un dazio per poter percorrere questo cammino più agevole e relativamente più sicuro. La Via Bibulca fu più volte oggetto del contendere tra la potente abbazia e il comune di Modena governato dagli Estensi dei quali i Montecuccoli erano fedeli feudatari.
Il percorso escursionistico attuale ricalca l'originaria Via Bibulca e si estende per 25/30 km lungo mulattiere e carreggiate che formano un unico grande sentiero, in alcuni tratti ben marcato dai resti delle antiche pavimentazioni e, in brevi tratti, anche asfaltato. Esso si snoda tra argille e arenacee tipiche dell'Appennino centrale emiliano. Morfologicamente interessante e diverso nelle sue differenti fasce geologiche e di vegetazione, l'ambiente circostante l'antica arteria cambia ripetutamente durante la risalita al crinale appenninico.
L'itinerario inizia da ponte Dolo - poco a monte della confluenza dei torrenti Dragone e Dolo - per arrivare a Montestefano, luogo caratterizzato da aree coltivate e leggeri declivi. Superata la borgata il sentiero sale ripidamente e raggiunge l'Oratorio di Madonna delle Grazie fino a raggiungere, arroccato su un crinale, Montefiorino, finestra naturale che offre una serie di affascinanti panorami.
Con una breve deviazione si può poi raggiungere la Pieve di Santa Maria Assunta a Rubbiano, uno degli esempi più significativi e armoniosi di arte e architettura romanica nella provincia modenese. Molto potente durante il Medioevo, la Pieve svolgeva probabilmente anche la funzione di ospitale, dando ricovero e rifugio a chi si accingeva ad affrontare il valico dell'Appennino.
Superato Montefiorino, la Bibulca inizia il suo tratto più panoramico, costeggiando le principali sommità dello spartiacque Dolo-Dragone. Altri suggestivi scenari sulle catene più alte sono visibili verso est dove si ergono le dorsali di Alpesigola, Sassotignoso e, sullo sfondo, del monte Cimone in tutta la sua imponenza. In questo tratto l'ambiente cambia aspetto: dalla vegetazione di fascia collinare si passa alle tipiche conformazioni boschive composte da querceti e castagneti.
Il percorso prosegue sviluppandosi gradualmente sulla Valle del Dragone fino a raggiungere Frassinoro, proseguendo poi verso le vette più elevate in direzione di Madonna di Pietravolta. L'ambiente circostante si arricchisce di nuovi aspetti tra faggeti e conformazioni di arenarie stratificate. Il percorso raggiunge la località Colle del Morto e arriva a costeggiare il crinale spartiacque tosco-emiliano per entrare così nel Parco del Frignano e approdare all'ospizio di San Pellegrino in Alpe oggi sede del Museo etnografico Don Luigi Pellegrini.